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La cistite è un disturbo della vescica di tipo infiammatorio, in genere associato ad un’infezione batterica.

Il manifestarsi è più frequente nella donna a causa di una migrazione di batteri dall’apparato genitale o intestinale lungo l’uretra e fino alla vescica.

 

 

Quali tipologie di cistite esistono e quali sono le cause?

 

Si possono considerare diverse tipologie di cistite: acuta e cronica, batterica e non.

La cistite acuta si presenta con bruciore ad urinare e continuo stimolo urinario, anche in assenza di effettiva necessità.

La cistite cronica non presenta sintomi forti e concertati, ma una situazione di disagio costante riguardante l’apparato urinario.

 

La causa di cistiti batteriche può essere correlata a una diminuzione delle difese immunitarie e cattive abitudini igienico-sanitarie come ad esempio trattenere lo stimolo urinario, utilizzare indumenti stretti e in fibre non naturali o una scorretta igiene.

Le cistiti non batteriche possono essere causate da funghi o parassiti ma anche radioterapia.

 

Anche la disidratazione influisce sullo sviluppo di cistiti in quanto lo svuotamento raro della vescica può favorire l’accumulo di batteri. Svuotare frequentemente la vescica rappresenta quindi una strategia preventiva.

 

Ricordiamo inoltre che alcuni stati emotivi come stress, rabbia, tristezza esercitano una depressione delle difese immunitarie e quindi il possibile manifestarsi di molti disturbi tra i quali le cistiti.

 

 

Quali sono i rimedi fitoterapici che ci possono aiutare?

 

I rimedi fitoterapici per la cistite sono molto apprezzati e utilizzati. Officina Botanica consiglia l’utilizzo di tinture madri di uva ursina, erica e salice.

L’uva ursina è un potente disinfettante urinario grazie alla presenza all’interno del suo fitocomplesso di arbutina e metilarbutina, che nel nostro organismo vengono convertite in forma attiva e hanno un’azione antimicrobica, l’erica possiede proprietà diuretiche, antisettiche, astringenti e lenitive, il salice è un antiinfiammatorio naturale grazie alla presenza dell’acido salicilico.

Il composto Erica Salix è un integratore a base di estratti di erica e uva ursina utile per favorire la funzionalità delle vie urinarie.

Altre piante drenanti che si rivelano utilissime sono il frassino, la pilosella e la verga d’oro.

Nel caso di cistiti gravi si può intervenire con l’assunzione di D-mannosio, uno zucchero estratto da alcune piante e funghi in grado di bloccare la proliferazione dei batteri nel tratto urinario semplicemente impedendo loro di ancorarsi alla parete vescicale.

Oltre alle piante, anche i funghi medicinali rappresentano un utile rimedio naturale. In particolare, il Polyporus ha un’azione diuretica e viene impiegato nella prevenzione di cistiti batteriche oltre che nella loro risoluzione.

 

 

 

Composto Erica Salix

 

I funghi medicinali  

 

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I funghi non sono piante

Sicuramente in molti da piccoli avranno provato l’esperienza dell’andare “a funghi” e probabilmente è ancora vivo il ricordo dell’entusiasmo con cui si camminava tra i boschi nella speranza di trovare queste rarità. Ancor più rari da trovare però

sono i funghi medicinali, categoria di funghi dalle proprietà straordinarie. 

I funghi sono un regno di organismi comprendente più di settecentomila specie conosciute: sono gli esseri viventi più comuni sulla terra. 

La maggioranza dei funghi, per vivere, decompongono la materia su cui crescono. 

Grazie a questa caratteristica, sono in grado di decomporre la vegetazione e arricchire il terreno di nutrienti per le piante e altri organismi: producono quindi terreno fertile.

E’ stato scoperto che i funghi sono degli organismi dotati di intelligenza. Per vivere, risolvono problemi e rispondono all’ambiente in cui sono, comunicando con il proprio habitat.

Quel che vediamo è solo la punta dell’iceberg

Il fungo è composto da un corpo fruttifero che possiamo vedere e un micelio che si trova nascosto sotto il terreno. 

Questa struttura sotterranea forma una rete di comunicazione utilizzata dai funghi e dalle piante che si scambiano sostanze nutritive e inviano segnali. 

La densità di interconnessioni che si creano nel sottosuolo permette alla piante di comunicare tra di loro anche a notevoli distanze. 

 

Micoterapia Reishi Cordyceps Hericium

Micoterapia Reishi Cordyceps Hericium

Non è solo una “moda” 

Ultimamente la ricerca scientifica si sta focalizzando sull’utilizzo dei funghi per trattare svariati disturbi e migliorare il benessere fisico e psicologico. 

A tal proposito, il documentario “Funghi fantastici”  https://www.netflix.com/it/title/81183477 racconta in modo affascinante l’utilizzo dei funghi nel corso della storia e le nuove scoperte in ambito micoterapico. 

L’utilizzo dei funghi medicinali risale a tempi antichissimi

I funghi sono stati utilizzati fin dagli albori nella medicina popolare per le loro proprietà di riequilibrio dell’organismo. 

Ad apprezzare queste caratteristiche furono soprattutto le culture orientali e indigene, le quali li consideravano una sorta di divinità. Anche nella borsa di Otzi furono ritrovati dei funghi medicinali il cui utilizzo è tutt’ora un mistero. 

Sono molto attivi sul nostro organismo: 

Hanno un sistema di difesa

Dal punto di vista biologico sono considerati degli immunoregolatori: vivono in un ambiente perlopiù ostile, ricco di microbi e agenti potenzialmente dannosi. 

Per sopravvivere mettono in atto delle strategie difensive come la produzione di sostanze che permettono loro di competere e di modulare il loro sviluppo. Ecco quindi che questa azione viene esercitata anche nel nostro organismo quando li assumiamo. 

Sono estremamente diversi tra loro

Ogni fungo possiede specifiche caratteristiche che lo rende più adatto a modulare e quindi riequilibrare alcune funzioni. 

In generale, grazie alla comune presenza di polisaccaridi come alfa e beta glucani questi organismi sono anche ottimi prebiotici, cioè nutrimento per i batteri buoni del nostro intestino. 

Grazie alla loro capacità di immuno modulazione aiutano l’organismo a svolgere le sue funzioni in modo ottimale, creando un equilibrio tra ipo e iper reattività. 

Officina Botanica propone la linea Myco, formata da prodotti contenenti polvere di fungo essiccato in modo tale da preservare l’equilibrio di amminoacidi, enzimi, minerali così come polisaccaridi e terpeni presenti nel fungo fresco. Micoterapia

Tra questi prodotti, il Cordyceps si rivela molto utile nel caso di stanchezza primaverile in quanto aumenta la resistenza dell’organismo e rinforza il sistema immunitario. L’Hericium si considera utile per alleviare le difficoltà digestive e gli stati infiammatori dello stomaco, esercitando inoltre una funzione protettiva delle mucose, prevenendone la ricomparsa. 

Il Reishi esercita un ruolo importantissimo a livello del sistema immunitario, riducendo la stanchezza psico-fisica, modulando le difese dell’organismo sostenendole quando sono deboli e contenendole quando troppo reattive. 

Micoterapia Reishi Cordyceps Hericium

Micoterapia Reishi Cordyceps Hericium

 

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N.B: Potrebbe sembrare banale specificarlo ma i soggetti allergici ai funghi non possono usufruire di questi rimedi!

 

 

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Per “bioaccumulo” si intende l’accumulo di xenobiotici lipofili nel tessuto adiposo e sistema nervoso centrale.
Uno xenobiotico è una sostanza di origine naturale o sintetica estranea all’organismo. Sono xenobiotici i farmaci, gli agrofarmaci, i metalli pesanti come ad esempio il piombo, mercurio e cadmio, e la maggioranza delle sostanze chimiche di sintesi.

I primi ad utilizzare il termine “bioaccumulo” furono dei naturalisti americani che, tra gli anni ‘50 e ‘60, trovarono elevate concentrazioni di DDT o para-diclorodifeniltricloroetano nell’organismo di alcune specie di uccelli; si tratta di un insetticida molto potente che esercita la sua azione aprendo i canali del sodio cellulari a livello neuronale, provocando quindi spasmi incontrollati e morte.
A seguito dell’evidente danno ambientale il DDT fu bandito nel 1973 dagli Stati Uniti e da molti altri Paesi tra cui l’Italia.

Bioaccumulo negli alimenti e catena alimentare

Gli xenobiotici, a meno che non siano farmaci che assumiamo intenzionalmente, entrano a nostra insaputa nella catena alimentare attraverso l’acqua e il cibo. Altre vie di entrata sono l’assorbimento cutaneo e l’inalazione, che riguardano soprattutto l’aria che respiriamo o il fumo di sigaretta, anche passivo.
Queste sostanze sono normalmente liposolubili, ciò significa che non si sciolgono in acqua e quindi non potranno essere eliminate tramite l’urina. Inoltre difficilmente si scindono in molecole più piccole e, anche per questo motivo, tendono a rimanere nel corpo.

Principali conseguenze del bioaccumulo

L’esposizione costante e cronica, anche a basse concentrazioni, di xenobiotici può portare a disfunzioni del sistema immunitario, disordini comportamentali e neurologici e nel peggiore dei casi, effetti mutageni e cancerogeni.

Quali possono essere i sintomi di intossicazione da xenobiotici?

Solitamente si presentano a livello del sistema nervoso come stato confusionale, depressione acuta, spesso viene coinvolto l’apparato gastrointestinale con disturbi come ridotta motilità intestinale, senso di nausea. L’intossicazione può manifestarsi con infiammazioni di varia natura, a livello d’organo e articolare, con un incremento di ritenzione idrica, letargia, rigidità muscolare. Può rivelarsi utile l’assunzione di antiinfiammatori naturali in fase acuta, associati a piante depurative per lavorare in modo sinergico su sintomi e cause.

Come ridurre il bioaccumulo

Il bioaccumulo di inquinanti tossici può mettere a rischio la salute umana. Per ridurre la nostra esposizione a tali sostanze è necessario ridurre il consumo di alimenti di origine animale, in particolar modo porre attenzione alla qualità dei cibi che scegliamo. Infatti, è utile consumare cibi di origine biologica, poco processati, poveri di farine raffinate e grassi eccessivamente elaborati.

Integratori per il bioaccumulo

Per aiutare l’organismo a compiere una detossificazione da queste sostanze, noi di Officina Botanica offriamo una vasta gamma di depurativi. I prodotti di questa linea sono numerosi: estratti secchi sotto forma di capsule, idrolati, macerati, gemmoterapici, tinture madri, estratti idroglicerici, da scegliere con cura e adattabili alle esigenze personali.

La gemmoterapia è una metodica terapeutica ideata agli inizi degli anni 60’ da Pol Henry, uno studioso belga che approfondì lo sviluppo e la riproduzione delle specie vegetali comprendendo che nei tessuti embrionali delle piante erano presenti sostanze particolari sia per qualità che per quantità.

Vi è traccia dell’utilizzo di questa pratica terapeutica già nel Medioevo quando, sotto l’impulso della filosofia alchemica, le gemme iniziavano ad essere utilizzate e apprezzate nella cura della persona. Procedendo nella storia, vi sono monografie presenti nelle antiche farmacopee in cui viene spiegato in modo dettagliato l’utilizzo di gemme e giovani tessuti vegetali per preparazioni come unguenti, tisane e sciroppi.

Pol Henry partì dal presupposto che nei tessuti embrionali delle piante ci fossero sostanze particolari capaci di svolgere precise e importanti azioni per la pianta stessa.
Capì che il germoglio è il principale serbatoio di giovani cellule e contiene tutta l’energia vitale necessaria e concentrata per lo sviluppo dell’intero vegetale.
I tessuti embrionali che compongono una gemma contengono le informazioni genetiche della futura pianta: ci troviamo per l’appunto abbozzi fogliari, fiorali, steli, radici.
Le gemme vennero quindi analizzate e studiate. Al loro interno vennero trovate grandi quantità di acidi nucleici, amminoacidi, fitormoni, auxine, giberelline, vitamine, oligoelementi, minerali e linfa.

Gemmoterapia e gemmoderivati

I principali componenti

 

I principali componenti presenti all’interno di gemme e giovani getti sono i fitormoni, si tratta di una classe di molecole capaci di svolgere delle azioni regolatrici sia per il nuovo tessuto che per la pianta in toto.
Troviamo auxine, prodotte nelle zone apicali e in seguito distribuite a fusti e radici, che controllano la crescita cellulare, la radicazione e la maturazione dei frutti. Sono essenziali per il corretto sviluppo della pianta.
Le giberelline controllano l’allungamento del vegetale e ne stimolano la fioritura.

L’acido abscissico determina la maturazione dei frutti e la caduta delle foglie e, nella gemma, è capace di rallentare la crescita in condizioni di stress come siccità o gelate.
Sono quindi evidenti le potenzialità dei tessuti embrionali nell’aiutare le cellule del nostro organismo ad avere un comportamento e sviluppo equilibrato oltre che riparare possibili danni causati ad esempio da stress ossidativo.

 

I tessuti embrionali in accrescimento vengono raccolti alla fine dell’inverno e all’inizio della primavera, periodo dell’anno in cui lo sviluppo vegetativo assicura la massima concentrazione di tutti i componenti attivi.
Nello specifico, i boccioli fiorali vengono raccolti prima della loro apertura, la corteccia alla montata della linfa, le gemme prima della gemmazione, germogli e giovani getti subito dopo lo sboccio delle gemme, le radici alla fine del periodo vegetativo e la linfa prima che la pianta emetta le foglie o prima della fioritura.

 

Preparazione tradizionale

 

Entro 48 ore dalla raccolta si procede con la preparazione vera e propria.
Tradizionalmente i nuovi tessuti vengono messi a macerare in alcol etilico al 95° e glicerina per un periodo di tempo non inferiore a 21 giorni. Al termine di questa estrazione, si lascia decantare e si separa la soluzione ottenuta. I residui vegetali vengono pressati per 48 ore e la nuova soluzione viene aggiunta a quella precedente.

 

L’evoluzione tecnologica apportata da Officina Botanica

 

Officina Botanica da qualche anno ha scelto di utilizzare per la preparazione dei suoi gemmoderivati la tecnica di estrazione tramite l’utilizzo di ultrasuoni.
Questa tipologia di produzione consente l’estrazione completa dei principi attivi dal materiale vegetale, conservando l’integrità di tutte le molecole contenute nella pianta, da quelle più delicate e termolabili come le proteine, amminoacidi, vitamine, enzimi, a quelle idrosolubili e liposolubili.
Si tratta di un’estrazione all’avanguardia, che in poco tempo permette di ottenere dei prodotti completi e sicuri.
L’estrazione non viene più eseguita utilizzando alcol etilico ma semplicemente utilizzando acqua e glicerina.

Dopo qualche ora si ottiene il prodotto finale. Grazie a questa preziosa caratterista, i gemmoderivati di Officina Botanica possono essere assunti da bambini e adulti che, per motivi di salute o personali, sono impossibilitati nell’assunzione di alcol.

https://www.officinabotanica.it/prodotto/composto-mauve/

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Come assumere la “vitamina del sole” nel periodo invernale tra alimentazione e integrazione

L’arrivo dei primi giorni freddi e umidi di quest’autunno 2021 ci sembra l’occasione adatta per trattare un argomento di cui discutiamo spesso e di cui spesso si sente parlare: la Vitamina D.

Come si produce la vit D?
La vitamina D è nota anche come “la vitamina del sole” poiché è grazie ad esso che il nostro corpo è in grado di sintetizzarla e produrla, ovvero quando la lunghezza d’onda della radiazione solare ha un’intensità tale da agire sulla pelle. Va da sé che ciò avviene principalmente d’estate, quando ci si espone ai raggi solari in maniera adeguata. Tra l’autunno e la primavera, invece, l’apporto garantito dal sole diminuisce in quanto si riduce l’intensità della radiazione.
Inoltre, tanto più ci si allontana dall’Equatore, tanto meno i raggi solari sono capaci di “aiutarci” a produrre questa vitamina.
Se con il sole dell’estate pensiamo quindi di aver fatto il pieno di vitamina D e di averne messa in saccoccia una scorta abbondante per tutto l’inverno…beh, ci sbagliamo di grosso!
Purtroppo, infatti, la vitamina D ha una emivita in circolo di 8/48 ore e mediamente si dimezza in 24 ore. Aver fatto scorta durante l’estate, quindi, sarà stato benefico per avere un buon livello di partenza di vit d, ma per mantenere questo valore nel tempo è necessario assumerla attraverso i cibi che ne sono ricchi e integrarla giornalmente.

Come si misura la vitamina D presente nell’organismo?
La vitamina D si misura quantificando i livelli di 25(OH)D presenti nel sangue ed esprimendo la sua concentrazione o in nanogrammi per millilitro (ng/ml) o nanomoli per litro (nmol/L);
Gli intervalli di misurazione sono i seguenti:

ng/ml Nmol/l
Grave carenza <10 <25
Carenza 10-20 25-50
Insufficienza 20-30 50-75
Range ideale 30-50 75-125
Possibili effetti indesiderati? 50-150 125-375
Intossicazione >150 >375
La carenza di vitamina D si può ovviare?

Considerando che l’alimentazione in Italia fornisce in media circa 300 UI/die e che nel periodo invernale l’esposizione solare è assente, per mantenere livelli sufficienti di vitamina D è consigliabile assumere supplementi dietetici.

Quanta vit D assumere?
diversi parametri da considerare e ciò spetta al medico curante, il quale, tramite semplici esami del sangue, valuterà la vitamina D e gli ormoni che da essa sono regolati. Questi ultimi sono 4: Calcemia, Vitamina D3, Paratormone, Calcitonina.
La quantità di vit D da integrare dipende quindi da tantissimi fattori: da qual è il valore di partenza, dagli altri valori emersi dalle analisi del sangue, dai problemi di malassorbimento, dai farmaci assunti ecc.

In conclusione, riteniamo fondamentale ribadire l’importanza dell’assunzione giornaliera di Vitamina D, sia attraverso l’alimentazione, sia integrandola nel modo corretto, assumendola durante il pasto in modo da facilitarne l’assorbimento.

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La famiglia Dalla Via ha praticato per oltre un secolo la distillazione delle erbe officinali nel proprio laboratorio artigianale, il quale si è ingrandito nel tempo sino a diventare una piccola azienda preziosa per il territorio. Dal 2006, l’intero opificio è stato rilevato da Officina Botanica.

La storia che raccontiamo oggi prende avvio da lontano: siamo in piena Belle époque, sul finire dell’Ottocento, fase che deve il proprio nome ai tanti avanzamenti tecnico-scientifici ed ai conseguenti miglioramenti nella vita di un’ampia fascia della popolazione; ma anche, anzi soprattutto, ad una temporanea assenza di guerre in Europa che rese lo spirito del tempo più lieve, sereno, rispetto certo ai decenni precedenti e senza alcun dubbio rispetto ad un futuro – allora lontano – denso di tragedia: la fine della Belle époque coinciderà con lo scatenarsi del primo, terribile conflitto mondiale. Ma tutto ciò, in quell’anno da cui prendiamo le mosse, era ben lungi da venire. La fiducia in un progresso privo di ombre regnava, i primi apparecchi telefonici e le prime automobili venivano messi a punto, il cinematografo e la radio sarebbero venuti subito dopo.

Ciò che stiamo per rievocare ha inizio appunto nel 1892, quando il signor Angelo Dalla Via e la moglie Rosa De Vicari ottennero la licenza per la distillazione della grappa ed iniziarono tale esercizio presso la propria abitazione di famiglia, nelle vicinanze della chiesa di Santa Maria in San Benedetto e San Gaetano, nel centro di Malo (Vicenza). L’impianto di distillazione vantava una modesta capienza – 30 litri -, ma venne impiegato quasi da subito anche per il trattamento delle erbe officinali: numerose erano infatti le richieste da parte delle famiglie della zona, paesi circostanti inclusi. Nel cortile della signora Rosa – che nel frattempo era rimasta precocemente vedova – giungevano lungo tutto il periodo estivo i carri dei contadini, con le erbe da deporre sull’aia per metterle ad essiccare. I carri trasportavano una grande varietà di specie, giacché ognuno ne era esperto conoscitore e sapeva per tradizione dove, come e quando raccogliere: ad esempio nei campi e lungo i sentieri su cui transitavano le greggi, dato che le pecore amano brucare i prati ma disdegnano le piante officinali, lasciandole quindi – tra erbe basse e diradate – in bella vista.

«I contadini venivano a casa nostra, depositavano le erbe in corte e attendevano l’essiccazione, per poi finalmente far eseguire la ‘cotta’, loro modo di definire la distillazione» spiega Angelo Dalla Via, nipote dei due fondatori, «e non era infrequente che qualcuno si fermasse a dormire sopra ai propri sacchi vuoti, da noi in distilleria, anche per un’intera settimana. Noi comunque, oltre a questa attività di trasformazione per conto d’altri, naturalmente producevamo anche in proprio». Già, perché nonna Rosa non difettava certo di iniziativa ed aveva messo al lavoro tutta la famiglia nella raccolta, per poi affidare agli alambicchi le proprie ricette: come l’acqua floreale di Melissa – panacea per molti disturbi -, mescolata ad una quindicina di erbe diverse. Assai richiesti erano anche altri preparati, ad esempio l’unguento di purissimo alburno di Sambuco, bollito in olio di oliva, provvidenziale contro le scottature; e l’unguento di arnica, lenitivo dei dolori.

«Nei decenni abbiamo ampliato la produzione» continua Dalla Via, «estendendo via via il numero di ricette: depurativi per il sangue, per il fegato, prodotti per le vie urinarie. All’inizio degli anni Trenta, uno zio aprì a Malo il proprio negozio di erboristeria, che venne in seguito rilevato da mio padre Tarcisio. La svolta si ebbe poi a metà degli anni Settanta, quando il distillatore da 30 litri della nonna andò finalmente in pensione per far posto ad uno con capacità di mille litri, cosa che ci consentì di avviare sei distinte linee di produzione». L’antica erboristeria Dalla Via giunse in quel periodo a rifornire regolarmente con i propri prodotti oltre duecento negozi, in tutta Italia.

Nel 2006, il signor Angelo – prossimo alla pensione – cedette il proprio opificio ad Officina Botanica, che lo estese ulteriormente dotandolo di più moderni macchinari. Un passaggio del testimone che ci conduce ai nostri giorni, ma ci riporta anche ai tempi di nonna Rosa, della quale vengono a tutt’oggi messe in pratica le ricette. Una storia quindi che si perpetua, con radici antiche ma ricca di linfa ancora viva.

 

 

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Non solamente un male di stagione. Le allergie infatti possono essere determinate anche da vari altri fattori, ognuno dei quali richiede un rimedio specifico. Vediamo qui, in generale, quali sono i principali allergeni.

L’equinozio di marzo segna l’inizio della primavera: stagione di colori, grandi propositi, energie positive, rinascita. Sfortunatamente non la pensano allo stesso modo coloro che soffrono di allergia ai pollini, in quanto tale periodo dell’anno, segna molto spesso l’aggravarsi della sintomatologia allergica.

Le allergie si manifestano come reazioni anormali di un individuo nei confronti di un allergene e sono in costante aumento a causa dell’uso frequente di sostanze chimiche irritanti, l’inquinamento ambientale nonché – paradossalmente – per il miglioramento delle condizioni igieniche.

Gli allergeni sono sostanze che normalmente non sono patogene ma che in soggetti predisposti (da esempio, per familiarità) possono scatenare reazioni allergiche, ovvero causare eventi di ipersensibilità mediata dalle Immunoglobuline E. I pollini non sono però gli unici allergeni, infatti è possibile classificare tali sostanze in tre grandi categorie:

  • DA INALAZIONE: acari della polvere, epiteli animali, spore fungine. Nell’immagine qui sotto / qui a fianco, oltre a essere riportati i principali allergeni, è indicato anche il periodo dell’anno in cui la loro presenza nell’aria è maggiore.
  • DA INGESTIONE: alimenti, farmaci per uso orale. Tra gli alimenti più allergizzanti troviamo le arachidi, la soia, i crostacei, il pesce, le uova, il latte e latticini, il mais, il frumento, i legumi, le spezie, la frutta fresca e la frutta secca. Alcuni di questi cibi sono ricchi di istamina, una molecola vasoattiva la cui ingestione in grandi quantità può causare reazioni pseudo-allergiche anche in individui non atopici (non predisposti).
  • DA INIEZIONE: veleni di imenotteri, farmaci per uso parenterale. Oltre alle possibili reazioni alle sostanze chimiche contenute nei farmaci, anche i veleni degli imenotteri (api, vespe, calabroni) possono provocare allergia, in quanto dopo la puntura la sostanza intossicante entra immediatamente in circolo, manifestandosi attraverso eritema cutaneo, reazione locale pruriginosa, orticaria generalizzata, giungendo fino a poter causare l’edema della glottide e lo shock anafilattico.

La diagnosi per l’identificazione degli allergeni e la scelta della terapia farmacologica – antistaminici, corticosteroidi, cromoni – spetta solo ed esclusivamente al medico allergologo. Una volta prescritta la terapia per la sintomatologia, anche l’alimentazione può svolgere in parte un ruolo importante.

Sul nostro Blog, avremo modo di approfondire nei prossimi tempi ciascuna di tali problematiche, qui presentate in forma generale, ed in particolare di indicare i rimedi mediante cui alleviarne i sintomi. Officina Botanica propone un’ampia gamma di prodotti specifici – interamente naturali -, in grado di offrire una risposta mirata a ciascuno.

Fonte bibliografica: Frusone F., Puliani G., Manuale di Medicina Generale. S.I. (2015), 2s edizione, vol. 1, pp. 828-831

 

 

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Una certa idea di equilibrio e benessere, che coltiviamo da sempre, si traduce ora in un magazine on line.
Un’esperienza nuova, con cui intendiamo essere più vicini possibile alle persone: felici di interagire con amici vecchi e nuovi, raccontando loro l’affascinante mondo delle erbe officinali, e molto altro.

Dopo un periodo di riflessione e preparazione, ecco che finalmente il blog di Officina Botanica – vede la luce. È motivo di gioia autentica per noi potervi essere vicini anche con questo nuovo strumento, nel quale troverete molte indicazioni utili, concrete, sul mondo delle erbe officinali e sul modo in cui esse aiutano a prendersi cura di sé. Secondo noi infatti, senza questa funzione di strumento pratico – in cui ciascuno trova ciò che realmente gli interessa – un blog non avrebbe ragione di esistere. E dunque porremo la massima attenzione alle vostre domande, aperti anche ai vostri contributi di lettori e utilizzatori di prodotti erboristici.

Parallelamente a ciò, illustreremo chi siamo. Come siamo giunti alla dimensione attuale, di azienda familiare radicata nel proprio territorio, ma proiettata verso un futuro di crescita sotto ogni aspetto. Il mondo dell’erboristeria – più di tanti altri – vive proprio in un perfetto bilanciamento tra passato e futuro: da un lato vi sono le antiche ricette, le preziose indicazioni di una sapienza passata che deve in ogni modo rimanere attuale; dall’altro lato vi sono le conquiste tecnologiche, che permettono di ricavare sino in fondo i preziosi principi attivi delle piante, nonché di monitorare in sicurezza ogni fase di produzione. Ed ecco, proprio questa potrebbe in poche parole venir considerata la nostra missione, di produttori attenti al passato e proiettati nel futuro.

Crediamo che rispetto e cura siano alla base di tutto. L’amore per il territorio – nel nostro caso, le Prealpi vicentine – diventa così attenzione rivolta alle persone. Una convinzione che anima da sempre il nostro fare, ma che oggi si carica di nuovi, più ampi significati. Gli eventi e i dibattiti sorti negli ultimi anni – la crisi ecologica planetaria, le emergenze sanitarie, la necessità di individuare modelli di produzione e di consumo sostenibili – hanno portato in primo piano tematiche che riguardano direttamente anche noi di Officina Botanica.

Ci sentiamo quindi investiti di una nuova responsabilità, peraltro strettamente collegata a quello che facciamo da sempre. E in ciò anche il blog avrà una sua parte, in quanto luogo dal quale trasmettere conoscenze legate alla natura e a ciò che essa può donare per farci stare meglio. Grazie sin d’ora a tutti coloro che vorranno seguirci.

 

 

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La sapienza officinale conserva all’interno della propria tradizione una serie di tesori. Ricette, consigli, rimedi che talvolta vengono dimenticati e che è bene rivalutare. Come nel caso delle acque floreali, di cui qui ci occupiamo.

 

Storia idrolati Officina Botanica

Famosi ed ampiamente utilizzati per scopo salutistico già da metà del XVIII° secolo, gli idrolati sono poi stati parzialmente dimenticati e utilizzati quasi esclusivamente per impiego cosmetico o culinario. Officina Botanica – forte di un sapere tramandato da generazioni – porta avanti un’arte, quella della distillazione, che fa parte dell’antica tradizione erboristica italiana.

 

Cosa sono

Gli idrolati sono delle acque contenenti i principi attivi volatili (oli essenziali), estratti per processo di distillazione in corrente di vapore, da piante aromatiche o da erbe medicinali.
Durante il processo di distillazione le piante fresche e appena raccolte vengono messe a contatto con il vapore acqueo che provoca il rigonfiamento dei tessuti vegetali, con la fuoriuscita delle essenze e dei principi attivi contenuti nella pianta. Successivamente la miscela di vapore acqueo e vapori di essenza viene inviata in un refrigerante ove si condensa e torna quindi allo stato liquido. L’estratto viene quindi raccolto in un separatore che ci permetterà di dividere la fase acquosa – idrolato – da quella oleosa – essenza -.

 

Raccolta e distillazione

Officina Botanica porta avanti una tradizione erboristica antica, che fonde la conoscenza delle piante con l’arte di trasformarle in prodotti che ne esaltino le virtù, nonché le sinergie esistenti tra le varie erbe.

 

La materia prima

Crediamo che sia l’acqua sia le erbe officinali debbano essere di altissima qualità, condizione necessaria per far sì che l’idrolato esprima tutte le sue proprietà. L’acqua viene prelevata da un pozzo a 100 metri di profondità; le piante vengono lavorate fresche a poche ore dalla raccolta, effettuata nelle nostre coltivazioni o nell’ambito collinare circostante, come nel caso dell’ortica e di altre specie spontanee, o ancora del Nasturzio selvatico che preleviamo in zona di risorgiva.

 

Il rispetto del tempo balsamico

La raccolta viene inoltre effettuata in particolari finestre di tempo nelle quali la pianta esprime al meglio le sue potenzialità, il cosiddetto tempo balsamico, ossia il periodo in cui la pianta contiene il massimo dei principi attivi e le qualità aromatiche sono maggiori. Questo ci permette di ricavarne tutto il potenziale.

 

Tradizione ed Esperienza

L’arte della distillazione degli idrolati ci è stata tramandata da una generazione di erboristi – la famiglia Dalla Via -, che ha in seguito trasmesso la propria esperienza ad Officina Botanica.

 

Gli idrolati di Officina Botanica

Attualmente ne produciamo 3 tipologie: l’idrolato di Nasturzio – pianta tradizionalmente utilizzata per le sue proprietà depurative dell’organismo e per favorire la fluidità delle secrezioni bronchiali -; l’idrolato di Nasturzio e Carciofo; infine l’idrolato di Melissa, conosciuto ed apprezzato distillato di 9 specie di piante (Melissa, Menta, Origano, Timo, Achillea, Santoreggia, Meliloto, Basilico e Lavanda) che i nostri nonni ben conoscevano e utilizzavano come cura per svariati disturbi. La sinergia che si instaura tra le diverse piante, fa sì che si possa considerare l’idrolato di Melissa come un rimedio di riequilibrio dell’organismo, laddove piante ad azione distensiva e rilassante, digestive e tonificanti, permettono di essere d’aiuto a chi abbia necessità di migliorare la digestione, ritrovare la serenità e calmare le tensioni sia emotive che viscerali.